La malattia di La Peyronie è una fibrosi del pene che si può presentare in forma acuta o cronica.
In fase acuta il disturbo prevalente è il dolore che richiede un trattamento con antinfiammatori o farmaci che riducano la deposizione di fibre collagene.
Tra i trattamenti antinfiammatori possono essere impiegati i cortisonici e tra gli inibitori delle fibre collagene il verapamil. Questi possono essere somministrati per via transdermica mediante le tecniche più avanzate di elettroporazione fino ad arrivare a trattamenti iniettivi con collagenasi.
Una delle componenti della malattia che riceve maggiore beneficio dall’uso dei farmaci è il dolore sul pene che si riduce in una percentuale di casi che vanno dal 56 al 100%.
Una volta affrontata la fase acuta della malattia, il disturbo più frequente è la curvatura del pene e la sua retrazione. Può giungere in aiuto il penis stretcher che è uno strumento che applica una trazione sull’asta per alcune ore, applicabile al proprio domicilio. Si ottiene così una riduzione della curva che può essere più o meno consistente. Dopo un’applicazione effettuata per alcuni mesi si ottiene anche un recupero della lunghezza che migliora in media di 10 mm. L’impiego di questo strumento deve essere preceduto da una valutazione ecodoppler che viene sempre effettuata per scongiurare la presenza di un’infiammazione in atto e la presenza di eventuali placche di fibrosi da controllare.
Dal momento che la fibrosi è favorita da una ridotta ossigenazione dei tessuti, può essere importante un ciclo di prevenzione con radiofrequenza, una innovativa terapia fisica che induce di un riscaldamento endogeno dei corpi cavernosi ossigenando l’organo e prevenendo le ricadute della fibrosi a distanza.
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