Il trattamento della ipertrofia prostatica si avvale in prima istanza di farmaci assunti per via orale e molto efficaci. Possono indurre una riduzione del volume della prostata di oltre il 20% dopo soli tre mesi di cura. Per coloro che effettuano una prevenzione a partire dai 50 anni di vita, difficilmente sarà necessario ricorrere a procedure più complesse o invasive. Nei casi più gravi o giunti troppo tardi all’attenzione dell’andrologo-endocrinologo, sono stati messi a punto recentemente trattamenti non chirurgici con tecniche mininvasive, indolori, sicure ed efficaci.
La metodica più innocua e priva di rischi è la radiofrequenza. Può essere impiegata a bassa e alta energia. Quello a bassa energia è privo di effetti collaterali e permette un miglioramento del volume della ghiandola prostatica o l’arresto della sua crescita. E’ una procedura ambulatoriale indolore e non invasiva che dovrebbe essere tentata come primo approccio alla patologia.
Nei casi più impegnativi si procede con tecniche più invasive che si avvalgono dell’inserimento di aghi:
L’embolizzazione si esegue in anestesia locale con una puntura in zona inguinale. Con piccoli cateteri arteriosi vengono così raggiunte alcune arterie prostatiche che vengono chiuse con l’aiuto di mezzi embolizzanti che hanno l’aspetto di piccole particelle. La ghiandola viene così privata di una parte del suo apporto arterioso e tende a ridursi progressivamente.
L’uso delle microonde si avvale di campi magnetici che fanno salire la temperatura oltre i 100 °C e determinano la distruzione delle cellule.
Le microonde rispetto alla radiofrequenza determinano volumi di ablazione maggiori, con temperature più alte, in tempi minori, con meno dissipazione di calore, pertanto sono utili anche nella ablazione di lesioni con componente liquida, o localizzate vicino a grossi vasi.
Il trattamento con radiofrequenza ad alta energia porta ad un riscaldamento mirato di parti della ghiandola che si riassorbono spontaneamente nei 3 mesi successivi alla procedura. Essa crea temperature comprese tra 60 e 100 °C. Dopo 6 mesi la regione di transizione, sede dell’ingrossamento, si riduce dal 29 al 38%. E’ adatta a uomini di oltre i 50 anni con volume prostatico superiore a 30cc. I sintomi urinari si riducono del 50%.
Queste procedure, rispetto alle procedure chirurgiche, presentano minori effetti collaterali che comunque talvolta si manifestano e si avvalgono dell’uso del catetere. Tra gli effetti collaterali possono presentarsi episodi incontinenza, sangue nelle urine e ritenzione urinaria.
Bibliografia
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