Figli maschi meno fertili dalla fecondazione in vitro
E’ stato scoperto di recente che i maschi nati in provetta (ICSI) hanno uno sperma qualitativamente peggiore rispetto ai maschi di pari età concepiti per via naturale.
Il ricorso alla fecondazione in provetta, con la biologa che seleziona gli spermatozoi da iniettare nell’ovocita, avviene in presenza di un’infertilità di coppia da causa prevalentemente maschile. In tali coppie il maschio ha uno sperma molto compromesso. Scoprire che i padri infertili, che hanno concepito in vitro, hanno figli meno fertili è una novità assoluta. Ciò è stato possibile perchè solo ora si è potuto vedere lo sperma dei maschi nati in provetta, in quanto tale procedura è nata nel 1978 ed i nuovi nati hanno oltre 35 anni e cercano figli a loro volta.
E’ stato detto che in tal modo si è dimostrato che l’infertilità maschile è ereditaria. In realtà questi risultati dimostrano solo che la fecondazione in vitro (ICSI) induce una gravidanza forzata, con spermatozoi deboli, che trasmetteranno la loro debolezza alla progenie maschile.
D’altro canto, se si seguono le coppie che hanno abbandonato i cicli di fecondazione in provetta, si vede che il 5-7% ottengono una gravidanza spontanea nei successivi 12 mesi.
Possiamo trarre le seguenti conclusioni:
1) Lo sperma del maschio che va a fare fecondazione in vitro ha la capacità di fecondare ed è dovere dell’andrologo migliorarlo con una diagnosi ed un trattamento corretti, per permettere alla coppia una gravidanza spontanea, ricorrendo alla fecondazione in vitro solo come ultima spiaggia.
2) I figli maschi nati in provetta devono farsi visitare dall’andrologo già nelle prime fasi dello sviluppo ed in adolescenza in modo da ridurre al minimo tutte le concause di infertilità maschile, che possono aggravare con il tempo uno sperma già debole.